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RACCONTARE L’EMIGRAZIONE ATTRAVERSO I MURALES: MARCHIROLO, IL PAESE DEI MURALES INSOLITI

Ci piace molto conoscere nuovi posti e, complice le belle giornate e la ricerca di un po’ di fresco, abbiamo deciso di andare a visitare il borgo di Marchirolo. E’ un borgo piccolissimo che si trova in provincia di Varese non lontano dal Lago Maggiore e dal Lago di Lugano e dista dal confine svizzero pochissimi chilometri. 

COME RAGGIUNGERE IL BORGO DI MARCHIROLO

Provenendo da Milano l’uscita autostradale è quella di Gazzada ed immettersi nella tangenziale est di Varese percorrendola tutta seguendo poi le indicazioni Ponte Tresa fino al paese di Marchirolo. 

Per arrivarci si attraversano dei borghi immersi nel verde e delle valli davvero stupende come la Valganna. Sono questi i luoghi dove è cresciuto Daniele che, nel corso degli anni, mi ha portato a scoprire facendomi innamorare di questa bellissima Provincia. 

Varese e dintorni hanno tantissimo da offrire a varie tipologie di visitatori: dalle famiglie che cercano zone a misura di bimbi alle coppie che cercano percorsi di trekking. E’ una zona molto poco turistica rispetto al Lago di Como. 

Questo ha un risvolto positivo:

i luoghi sono molto meno affollati soprattutto adesso dove è fondamentale il distanziamento sociale dovuto alla pandemia;

i prezzi sono calmierati rispetto a zone turistiche dove l’afflusso di turisti è costante ed ininterrotto.

Questo, purtroppo, ha anche un risvolto anche negativo: 

le strutture ricettive non sono tantissime.

Marchirolo, tra murales ed emigrazione

…Ma perché Marchirolo? Ma non c’è nulla da vedere…..”

Eppure in cuor nostro sapevamo che questo piccolissimo borgo ci avrebbe stupito….la strada per arrivarci è panoramica e si attraversano o si attraversano borghi molto carini tra cui il Brinzio dove è possibile fermarsi a ricaricare la borraccia d’acqua alla Fontanella dei ciclisti osservando il bellissimo murales che rende omaggio ai grandi del ciclismo.

Arrivati a Marchirolo sotto il diluvio universale ci siamo fermati al parcheggio: ne abbiamo approfittato per far fare merendina ai bimbi ed abbiamo cominciato il nostro tour.

Ci ha sorpreso l’interesse nei nostri confronti dettato probabilmente dalla macchina fotografica al collo e dai numerosi scatti che abbiamo cominciato ad effettuare. Molte persone ci hanno indicato la collocazione dei murales e sono stati tutti prodighi di informazioni e gentilezza.

Marchirolo è una città di frontiera e la maggior parte degli abitanti si recava al di fuori dei confini nazionali per poter lavorare. Abbiamo scoperto che, grazie ai numerosi murales, è entrata a fare parte dell’Associazione Nazionale Paesi Dipinti (un’Associazione che raggruppa tutti i borghi ove sono presenti murales) e questo è stato ciò che ci ha spinto a visitarla. 

Di solito la street art è la trasposizione di ciò che pensa in quel momento l’artista, del suo sentire e della sua immaginazione dettata dall’enfasi del momento. I murales presenti a Marchirolo hanno un comune denominatore, l’emigrazione verso nuovi luoghi dove sognare una vita diversa.

Questo borgo è un museo a cielo aperto, nessun murales è coperto o custodito in teche (soltanto uno è coperto da un vetro ed incorniciato come un quadro). 

Due murales bellissimi sono in fase di restaurazione e coperti da impalcature perché, probabilmente, l’esposizione agli agenti atmosferici nel corso del tempo li ha danneggiati. Speriamo ritornino ancora più belli di prima!

I murales che abbiamo visto sono stati “emozionali” perché, rispetto ad altri, trasmettono un’emozione osservandoli. Per la prima  volta ci siamo immedesimati in queste persone: lasciare il proprio Paese in cerca di un futuro migliore non è una decisione semplice soprattutto se si lascia la propria famiglia (moglie e figli a casa)

Il tratto comune è il duro lavoro, la fatica, i sogni e le speranze. Abbiamo scoperto che i Marchirolesi, emigranti in cerca di lavoro, hanno contribuito alla creazione di molte infrastrutture in Romania ed ancora più lontano contribuendo alla creazione della ferrovia del Tonchino (la ferrovia storica che da Hanoi porta ad Haiphong). Quando abbiamo visto questi due murales ci siamo stupiti perché non avremmo mai immaginato che gli abitanti di questo piccolo borgo fossero arrivati così lontano per costruire una ferrovia così importante. 

Un murales mostra proprio la fase della partenza: il papà con la sua valigia e, dal balcone, la mamma con in braccio il bebè appena nato ed il fratellino che saluta il papà con il fazzoletto. Il volto di chi parte è quello di una persona che non ha scelta o alternativa ed è un volto affranto e tirato dalla tristezza. Questo murales ci ha davvero emozionato e non vi nascondiamo che ci siamo emozionati nell’osservarlo.

Molto presente nei murales è il lago da cui si affaccia chi è rimasto ad aspettare chi è partito e, prima o poi, dovrà tornare. I colori rendono giustizia a questi murales perché l’emozione che trasmettono è proprio questa: l’attesa.

Molto particolari sono stati i murales dove viene raccontata l’organizzazione che c’è dietro alla fase della partenza: ci sono gli anziani che infondono coraggio e fiducia a chi parte, ci sono i pranzi e le cene tutti insieme per salutare chi sta per partire e ci sono i gesti scaramantici come l’utilizzo di cornetti che rappresentano una serie di riti portafortuna che accompagnano la partenza. 

Ma c’è anche il murales che racconta chi è già partito ed invia delle cartoline a chi è rimasto rappresentando il rovescio della medaglia, ovvero di chi è già partito ma non è felice di quello che ha ottenuto:

”…Non è l’America che si credeva

Hanno cominciato a tradirmi da Genova fin qui. 

La prossima volta scriverò di meglio, ma né la mano né la penna vanno bene…”.

Un altro murales (in fase di restaurazione) indica la carrozza di un treno di seconda classe che porterà lontano chi è seduto con un monito:”…Mai più partenze…se possibile…”.

Venite a scoprire questo borgo stupendo perché è un bellissimo spaccato della laboriosità dell’Italia e, soprattutto, portateci i vostri bimbi.

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